Bivalirudina iniziata durante il trasporto di emergenza per intervento coronarico percutaneo
È stato dimostrato che la Bivalirudina ( Angiox, Angiomax ), rispetto a Eparina e inibitori della glicoproteina IIb/IIIa ( Gp IIb/IIIa ), riduce i tassi di sanguinamento e decesso in pazienti che si devono sottoporre a intervento coronarico percutaneo.
Non è noto se questi benefici si mantengano nella pratica attuale caratterizzata da inizio pre-ospedaliero del trattamento, uso opzionale di inibitori della glicoproteina IIb/IIIa e nuovi inibitori di P2Y12 e uso di accesso dall’arteria radiale per l’intervento coronarico percutaneo ( PCI ).
Nello studio, 2218 pazienti con infarto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ), trasportati in ospedale per intervento coronarico percutaneo primario sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere Bivalirudina o Eparina non-frazionata o Eparina a basso peso molecolare con l’opzione di inibitori della glicoproteina IIb/IIIa ( gruppo controllo ).
L’esito primario a 30 giorni era un composito di decesso o sanguinamento maggiore non associato a bypass aorto-coronarico; il principale esito secondario era un composito di decesso, reinfarto o sanguinamento maggiore non associato a bypass aorto-coronarico.
Bivalirudina, rispetto all’intervento controllo, ha ridotto il rischio dell’esito primario ( 5.1% vs 8.5%; rischio relativo, RR=0.60; P=0.001 ) e del principale esito secondario ( 6.6% vs 9.2%; RR=0.72; P=0.02 ).
Bivalirudina ha anche ridotto il rischio di sanguinamento maggiore ( 2.6% vs 6.0%; RR=0.43; P inferiore a 0.001 ).
Il rischio di trombosi acuta dello stent è risultato più alto con Bivalirudina ( 1.1% vs 0.2%; RR=6.11; P=0.007 ).
Non sono emerse differenze significative nei tassi di decesso ( 2.9% vs 3.1% ) o reinfarto ( 1.7% vs. 0.9% ).
Sono stati ottenuti risultati simili in tutti i sottogruppi di pazienti.
In conclusione, il trattamento con Bivalirudina, iniziato durante il trasporto in ospedale per intervento coronarico percutaneo primario, ha migliorato gli esiti clinici a 30 giorni con una riduzione nel sanguinamento maggiore ma con un aumento nella trombosi acuta dello stent. ( Xagena2013 )
Steg PG et al, N Engl J Med 2013; 369: 2207-2217
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